sabato 1 ottobre 2016

Ottavo giorno della "Novena di san Francesco 2016" nella Basilica di Assisi: Le opere di Misericordia: Prendersi cura della casa comune

Basilica Papale di San Francesco in Assisi
Frati Minori Conventuali

Novena in preparazione alla festa del Padre Serafico

MISERICORDIOSI COME IL PADRE
LE OPERE DI MISERICORDIA

predicazione di p. Gianni Cappelletto, OFMConv.

Ottavo giorno: sabato 1° ottobre 2016

Prendersi cura delle casa comune

«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba» (LS 1).    
Sette sono le opere di misericordia corporale e sette quelle spirituali ricevute dalla tradizione. Ma poiché la “fantasia della carità” non conosce confini matematici, oggi possiamo aggiungerne altre due che ci invitano a prenderci cura – con lo “stile del buon samaritano” – di quella che papa Francesco chiama “la casa comune”: non è solo il mondo esterno a noi (il creato o la natura), quanto anche chi vi abita dentro, cioè l’insieme dell’umanità che ci vive con stili e prospettive diverse, a seconda della cultura e dell’espressione religiosa.   

Così, nell’ambito delle “opere di misericordia spirituale” possiamo collocare quello che è conosciuto oggi come “lo spirito di Assisi” di cui nei giorni scorsi (18-20 settembre) si è fatto memoria dei suoi 30 anni di vita, anche con la presenza di papa Francesco. Il 26 ottobre 1986, infatti, il papa san Giovanni Paolo II, aveva dato appuntamento qui in Assisi ai rappresentanti di tutte le espressioni religiose presenti nel mondo per pregare per la pace e perché le religioni si pensassero all’interno dell’umanità come strumenti di pace, di riconciliazione e di dialogo e non di divisione o – peggio ancora – di contrapposizione e di odio. La violenza e il terrorismo che da un decennio insanguinano – spesso nel nome di Dio – il Vicino Medio Oriente e pure le contrade europee, non dovrebbero indurci a ritenere inutile il dialogo e la preghiera, ma a incrementarla nella fiducia nel Dio «misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore» (cf Es 34,5-9), volto comune di quel Creatore Onnipotente in cui credono pure ebrei e musulmani. Di questo Dio, per noi cristiani, Gesù Cristo è il volto incarnato e di Lui – senz’altro per chi si riconosce nei valori francescani – il Poverello d’Assisi è testimone e ispiratore intelligente, coraggioso e tenace.     

Ma con una precisazione fatta da papa Francesco durante l’omelia tenuta nella Piazza Inferiore quando è giunto per la prima volta pellegrino in Assisi (4 ottobre 2013):  
«Quale è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20). La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! [Anche questo non è francescano,] ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci ad essere “strumenti della pace”, della pace che ha la sua sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù».
Nell’ambito delle “opere di misericordia corporale” – ma che richiede una profonda e convinta spiritualità – possiamo collocare la proposta di “ecologia integrale” suggerita da papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì’” che già nel titolo è un chiaro riconoscimento alla spiritualità e allo stile del Poverello d’Assisi. Un riconoscimento che il papa “venuto da molto lontano” aveva fatto con queste parole nel suo già ricordato pellegrinaggio:   
«Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio - il Creatore - lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia, uomo di pace. Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: ottienici da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia, pace e rispetto per il Creato!».  
Armonia, pace e rispetto per il Creato, per tutte le creature e per ogni singola persona umana è quell’ecologia integrale di cui parla la Laudato si’, perché “tutto è connesso”: la “casa comune” di cui prendersi cura riguarda non solo le pareti esterne (il giardino, i muti, il tetto, gli animali e gli insetti che la frequentano) quanto anche chi vi abita dentro: ogni persona ha diritto di avere un proprio posto e di essere rispettata in essa e non sfruttata o confinata in un cantuccio. Si tratta, cioè, di vigilare sul “come” si abita nella “casa comune”, cioè su quelli che oggi sono denominati “gli stili di vita”. L’ecologia integrale è, pertanto, al tempo stesso ambientale, umana e sociale. Come ci insegna San Francesco nel quale «si riscontra – afferma papa Bergoglio – fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (LS 10). «Degrado della natura, dell’uomo e della società sono tra loro intimamente connessi e richiedono una lettura non settoriale, e quindi limitata, della realtà» (Sartorio, 58). 

E come chi abita una casa la tiene in ordine e la ristruttura pensando anche a chi la erediterà, così è necessario prenderci cura del futuro degli altri: chi verrà dopo di noi, per esempio in questa Basilica, cosa troverà? Sarà riconoscente perché gliela abbiamo consegnata pulita, in ordine, preservata nella sua struttura architettonica e nei cicli pittorici, ancora affascinante … o ci lancerà qualche rimprovero o qualche maledizione perché l’abbiamo solo usata e sfruttata per noi? Certo, la abiterà con un suo stile e con un suo progetto, ma saprà a sua volta pure lui curarla se noi gli trasmettiamo questo gusto.     
Prendersi cura della casa comune è, pertanto, anche un problema di educazione, di formazione delle coscienze, di orientamento delle intelligenze, di armonia delle volontà. In poche parole, un problema di costruire fraternità con orizzonti lungimiranti e non con occhi che curano una sola mattonella del pavimento – la propria!  

Infine, ci ricorda papa Francesco, il Poverello d’Assisi ci insegna anche un altro linguaggio che trascende quello delle scienze esatte e della biologia e che ci collega con l’essenza dell’umano: il linguaggio del canto e della lode che sa riconoscere nella bontà di Dio il fondamento e l’origine di ogni creatura che per questo diventa “sorella” o “fratello”. Così continua papa Bergoglio:  
«Il suo discepolo san Bonaventura narrava che lui, “considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella”. Questa convinzione non può essere disprezzata come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che determinano il nostro comportamento. Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio» (LS 11).  
Concludo riformulando parte della preghiera suggerita da papa Francesco al termine dell’enciclica Laudato si’ (cf. n. 246):  

Dio onnipotente, che sei presente in tutto l’universo 
e nella più piccola delle tue creature,
Tu che circondi con la tenerezza tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura
della vita e della bellezza del creato.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e come sorelle
nella casa comune che abbiamo ricevuto in eredità dalla tua bontà
e dalla sapienza lungimirante dei nostri padri
senza nuocere a nessuno, 
neppure a chi viene dopo di noi.  

Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per intercessione di san Francesco,  
nella lotta per la giustizia, l’amore e la pace.
Amen.    


Cantico delle creature
Testo di san Francesco d'Assisi; Musica di Marco Frisina

* * *


Salve, Sancte Pater, patriae lux, forma Minorum. 
Virtutis speculum, recti via, regula morum: 
Carnis ab exilio duc nos ad regna polorum. 

(Salve, Padre santo, luce della patria, modello per i Frati Minori. Specchio di virtù, via verso ciò che è retto, regola di vita. Dall'esilio della carne, conducici al regno dei cieli).

Dio onnipotente 
tu hai chiamato Francesco nella via povera e umile 
a rassomiglianza di Gesù crocifisso: 
concedi a noi di seguire il suo esempio 
nella libertà dei figli di Dio 
nella gioia dei cuori semplici 
nello stupore per le tue creature. 
Per Cristo nostro Signore. 


A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

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