martedì 20 settembre 2016

La corda di san Francesco: origine di una devozione

San Francesco ascolta il Vangelo
episodio della tavola
San Francesco d'Assisi e venti storie della sua vita
 attribuita a Coppo di Marcovaldo (1250 ca)
Firenze, Chiesa di Santa Croce-Cappella Bardi
Racconta Tommaso da Celano nella Vita del beato Francesco (o Vita prima) che nella chiesa della Porziuncola, dopo aver ascoltato, fattosi spiegare e dunque compreso il brano relativo al mandato affidato agli apostoli di predicare, egli «subito, esultante di spirito Santo, esclamò: “Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!”. S’affretta allora il padre santo – continua il Biografo –, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda» (22: FF 356). 
Reliquia della corda di san Francesco
conservata presso la Basilica di Assisi
Un gesto carico di entusiasmo quello con cui Francesco si propone di seguire alla lettera il Vangelo, fino a sostituire la sua cintura con una corda. Una gesto che – letto nel suo contesto – dice innanzitutto l’assunzione di uno stile minore che liberamente rinuncia a quello che invece una cintura poteva, almeno nella cultura medioevale, rappresentare in termini di identità, di prestigio, di potere, di protezione (cf A. Ghidoli, Cintura, in: Enciclopedia dell’arte medioevale, Treccani 1993).
E come lui fecero quelli che lo seguirono, «contenti di una sola tonaca talvolta rammendata dentro e fuori, tanto povera e senza ricercatezze da apparire in quella veste dei veri crocifissi per il mondo, e la stringevano ai fianchi con una corda, e portavano rozzi calzoni» (39: FF 387). 
Una corda destinato a caratterizzare fortemente non solo un abito, ma lo stesso stile di coloro che, dietro l'esempio di Francesco, di essa si cingevano e che, più ancora della tonaca, sarà il segno distintivo di Francesco e dei francescani. Da allora infatti, di lana o cotone bianco, cinto alla vita, con un numero di nodi inizialmente variabile da tre (a richiamare i consigli evangelici a cui rimanda la stessa Regola) a cinque (in onore delle stimmate di Cristo e del suo servo Francesco), la corda caratterizza l'abito dei frati e delle sorelle povere (le Clarisse) così come quello delle diverse congregazioni nate dal carisma dell'Assisiate, richiamando a tutti il suo stile di vita e i suoi insegnamenti. Tale elemento, in certi contesti, venne ad identificare gli stessi frati chiamati appunti "della corda" (les Cordelliers in Francia, da cui l'italiano Cordiglieri) o quanti, per devozioni al Santo, si cingevano di tale segno (Cordigeri).


Andrea della Robbia
Incontro fra san Francesco e san Domenico,
lunetta in terracotta invetriata, 1489
Firenze, Ospedale di San Paolo
A proposito di devozione racconta ancora il Biografo che Domenico di Guzman, al termine dell'incontro con Francesco lo pregò «che si degnasse di cedergli la corda di cui era cinto. Francesco si mostrava restio, rifiutando con umiltà pari alla carità con cui Domenico insisteva. Tuttavia vinse la santa perseveranza del richiedente, che cinse la corda sotto la tunica interiore con grandissima devozione» (2Cel 150: FF 734).









A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco.

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