domenica 25 settembre 2016

Secondo giorno della "Novena di san Francesco 2016" nella Basilica di Assisi: I luoghi della misericordia: Il Confessionale

Basilica Papale di San Francesco in Assisi
Frati Minori Conventuali

Novena in preparazione alla festa del Padre Serafico

MISERICORDIOSI COME IL PADRE
I LUOGHI DELLA MISERICORDIA

predicazione di p. Gianni Cappelletto, OFMConv.

Secondo giorno: domenica 25 settembre 2016

Il Confessionale


È il luogo in cui – vivendo con fede il sacramento della Riconciliazione – si «tocca con mano la grandezza della misericordia» perché «accolti da un Padre che corre incontro al figlio pentito che sta tornando a casa, lo stringe a sé» con un abbraccio benedicente «ed esprime la gioia di averlo ritrovato». «Dio è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata» (MV 17; 22).
    
Forse qualcuno di voi ricorda come il beato Paolo VI – riecheggiando sant’Agostino – sintetizzava il cammino che ogni cristiano è invitato a percorrere: papa Montini parlava di tre M, come tre tappe di un autentico e progressivo pellegrinaggio:  
          M come miseria  
          M come misericordia  
          M come magnificat.
  
M come MISERIA: è la presa di coscienza non solo di essere genericamente peccatore, ma pure di commettere dei peccati concreti; è l’accettazione della nostra umanità soggetta al limite, alla fragilità e alla vulnerabilità – e fin qui niente di strano – ma incline “da sempre” al peccato, cioè a fare scelte che mi portano fuori strada e pertanto a farmi del male e a ferire pure gli altri.
Problema per tutti è “chi” può aiutarmi a smascherare tale male, a fare la verità sul mio vissuto e sulle mie scelte. La tendenza comune è quella di esaminare la propria coscienza specchiandosi su se stessi, con il rischio di autogiustificarsi o di darsi comunque ragione o di banalizzare il male fatto. Come cristiani, invece, lo specchio della nostra coscienza è la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura.     
Se, per esempio, prendo – come specchio che mi aiuta a fare la verità – la parola del Signore ascoltata in questa santa messa, possibile che la parabola del povero Lazzaro e del ricco Epulone non illumini certi miei atteggiamenti di indifferenza, se non di menefreghismo? Tenendo presente, però, che essendo quella di Dio una “parola di vita” non mi viene rivolta per criminalizzarmi o per condannarmi quanto per liberare in me la vita come attenzione all’altro, come solidarietà con il povero.  

Lo aveva ben capito San Francesco che prima di fare qualche scelta importante ricorreva alla luce della sacra Scrittura e invitava noi – suoi frati – a confrontarci continuamente «con le fragranti parole del Signore Gesù» (FF 178/7).



Gregorio Allegri, Miserere

The Choir of Claire College, Cambridge (UK)

M come MISERICORDIA. Se misericordia è la scelta di Dio di chinarsi su di noi per prendersi cura della qualità della nostra vita, quando siamo nel peccato si manifesta come perdono … cioè come porta aperta verso la vita; il peccato, infatti, mi chiude in una situazione di morte, mentre al Signore sta a cuore che io mi converta e viva. Si tratta, per Lui, di un gesto di “paternità responsabile” che non ci mortifica nel nostro peccato né ci umilia perché peccatori, ma ci responsabilizza rilanciandoci su strade diverse, alternative al male commesso.  
Anche in questo ci è di stimolo san Francesco: nel commento al Padre Nostro, prima riconosce che i nostri debiti vengono rimessi e perdonati dall’ineffabile misericordia di Dio, dalla potenza della passione del suo Figlio e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i Santi, come diciamo ancora nell’Atto di dolore – quindi è qualcosa di gratuito e non acquisto delle nostre “opere buone”, misere tangenti che ci illudono di sentirci “a posto” – e poi esprime l’impegno ad amare, per amore del Signore, i propri nemici e a non rispondere al male con altrettanto male (cf. FF 272-273).  

M come MAGNIFICAT, come lode riconoscente al Signore … non solo a imitazione della Vergine Maria, che nel suo cantico – il magnificat – esulta in Dio perché manifesta la sua misericordia su tutte le generazioni di “quelli che lo temono”, ma pure sull’esempio di molte persone che – nei vangeli – sperimentano il perdono del Signore. Per esempio, dopo che ha assistito alla guarigione e al perdono di un paralitico, la gente presente «dà gloria a Dio dicendo: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose”» (Lc 5,26).  


Magnificat

Musica di Marco Frisina, voce di Mina

Sappiamo come pure in san Francesco la lode al Dio Altissimo occupa uno spazio abbondante, anche con parole un po’ esagerate, per esprimere la sua riconoscenza:  
«E attribuiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie poiché procedono tutti da lui. E lo stesso altissimo e sommo solo vero Dio abbia, e gli siano resi, ed egli stesso riceva tutti gli onori e l’adorazione, tutta la lode e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazie e ogni gloria, poiché ogni bene è suo ed Egli solo è buono (Lc 18,19)» (FF 49).  
MISERIA – MISERICORDIA – MAGNIFICAT: tre tappe di un’unica esperienza che di solito viviamo quando ci accostiamo al confessionale per celebrare il sacramento della nostra riconciliazione con il Signore e – tramite la Chiesa – con chi vive con noi e accanto a noi. Ma il luogo specifico in cui sperimentiamo il perdono di Dio è quello che papa Francesco – durante il “Giubileo dei sacerdoti” del giugno scorso – ha denominato “ricettacolo della misericordia”, e questo luogo si chiama “il nostro peccato”: Dio – afferma il papa argentino – non si stanca di versare la sua misericordia in quel “buco” creato dal male commesso … fino a settanta volte sette. Così, proprio il nostro peccato diventa l’otre in cui noi riceviamo il suo perdono; ed essendo tale otre un colabrodo, ecco che Lui continua a versare il suo perdono, senza mai stancarsi!  E tra gli esempi di “ricettacoli”, il papa ricorda anche l’esperienza di san Francesco affermando che il ricettacolo del Poverello d’Assisi, il luogo in cui maggiormente ha sperimentato la misericordia di Dio non è stato forse baciare il lebbroso, o sposarsi con “madonna povertà” o sentire ogni creatura come sorella … quanto piuttosto «il dover custodire in misterioso silenzio l’Ordine che aveva fondato. Francesco vede che i suoi fratelli si dividono prendendo come bandiera la stessa povertà». Nella “grande tentazione” di lasciare i suoi fratelli al loro destino, fa esperienza del perdono del Signore come invito a non mollare né a mandare tutti a quel paese, ma a dire fiducioso: «Incominciamo, fratelli, a servire il Signore Dio nostro, perché finora abbiamo combinato poco» (FF 1237; Papa Francesco, Seconda meditazione del Ritiro spirituale in occasione del Giubileo dei sacerdoti, Basilica di Santa Maria Maggiore, 2 giugno 2016).

Questo mi permette di aggiungere una quarta M alle tre suggerite da Paolo VI: MISSIONE. Miseria – misericordia – magnificat approdano, infatti, alla missione, cioè a gesti concreti o parole specifiche che testimoniano agli altri l’esperienza che ho fatto (e sto ancora facendo) della bontà misericordiosa di Dio e dell’avvenuta mia conversione, anche se sempre parziale. Niente di nuovo, mi pare, perché è lo stesso “magnificat della misericordia” (papa Francesco: 2 giugno 2016), il Salmo 50, conosciuto come il Miserere, a suggerire l’approdo alla missione.
  • Il salmista riconosce prima di tutto la sua MISERIA:   Sì, le mie iniquità io le riconosco. / Contro di te, contro te solo ho peccato, / quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto! Se è davvero Davide l’orante, come afferma la tradizione ebraica, ha commesso adulterio con Betsabea e poi ne ha fatto ammazzare il marito, Uria l’Ittita.  
  • Sicuro della MISERICORDIA di Dio, lo invoca con insistenza: Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; / nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. / Lavami tutto dalla mia colpa / e sarò più bianco della neve.  
  • Una volta sperimentato il perdono divino – al di là del problema della giustizia umana – il salmista Davide eleva il suo MAGNIFICAT riconoscendo che solo il Signore è capace di creare in lui un cuore puro, cioè un “ricettacolo” risanato per accogliere la gioia della salvezza e un animo forte e generoso.  
  • Ed ecco la MISSIONE – quello che noi chiamiamo il “buon proposito” dopo la confessione sacramentale: 
  • con la mia parola riconosco che tu manifesti la tua giustizia nel perdonare e a quelli che si trovano nella mia condizione di peccato “insegnerò le tue vie”, vale a dire narrerò la mia esperienza di “peccatore perdonato” perché possano farla pure loro.   
MISERIA – MISERICORDIA – MAGNIFICAT – MISSIONE. Un cammino penitenziale di riconciliazione che ci apre sempre nuovi orizzonti di vita, specie a livello sacramentale: 

  • alla MISERIA possiamo accostare l’esame di coscienza e la confessione vera e propria del nostro peccato; 
  • la MISERICORDIA la sperimentiamo quando riceviamo dal sacerdote l’assoluzione dei nostri peccati; 
  • il MAGNIFICAT è il nostro grazie riconoscente al Signore per il perdono che ci apre ad un nuovo cammino di vita cristiana; 
  • la MISSIONE è la testimonianza che offro ad altri della bontà misericordiosa di Dio perché pure loro possano accostarsi fiduciosi al “Padre delle misericordie”.  

Ma pure quando celebriamo il sacramento dell’Eucaristia viviamo la stessa dinamica:  

  • con il kyrie eleison riconosciamo il nostro peccato e invochiamo il perdono del Signore; 
  • il sacerdote celebrante ci assicura che “Dio ha misericordia di noi, perdona davvero il nostro peccato e ci conduce su strade di vita ‘eterna’, vale a dire che durano per sempre; 
  • subito dopo – almeno nelle domeniche e nelle feste – il nostro magnificat è espresso con il “Gloria a Dio nell’altro dei cieli”; 
  • la missione, infine, è implicita in quel “ite, missa est”: la messa è finita … ora inizia la vostra come testimonianza credibile di quanto vissuto a contatto con la Parola e il pane di vita.  

Buon cammino, pertanto, sulle strade della misericordia e del perdono di Dio, accompagnati dal nostro Serafico Padre San Francesco. 



Preghiera di Papa Francesco 
per il Giubileo della Misericordia

Signore Gesù Cristo, 
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, 
e ci hai detto che chi vede te vede Lui. 
Mostraci il tuo volto e saremo salvi. 
Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; 
l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; 
fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito. 
Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: 
Se tu conoscessi il dono di Dio!  
Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, 
del Dio che manifesta la sua onnipotenza 
soprattutto con il perdono e la misericordia: 
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, 
suo Signore, risorto e nella gloria. 
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza 
per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore: 
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.  
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione 
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore 
e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo 
possa portare ai poveri il lieto messaggio 
proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà 
e ai ciechi restituire la vista.  

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia 
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo 
per tutti i secoli dei secoli. Amen.

* * *


Salve, Sancte Pater, patriae lux, forma Minorum. 

Virtutis speculum, recti via, regula morum: 

Carnis ab exilio duc nos ad regna polorum. 

(Salve, Padre santo, luce della patria, modello per i Frati Minori. Specchio di virtù, via verso ciò che è retto, regola di vita. Dall'esilio della carne, conducici al regno dei cieli).


Dio onnipotente 

tu hai chiamato Francesco nella via povera e umile 

a rassomiglianza di Gesù crocifisso: 
concedi a noi di seguire il suo esempio 
nella libertà dei figli di Dio 
nella gioia dei cuori semplici 
nello stupore per le tue creature. 
Per Cristo nostro Signore. 

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

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